Approccio Cognitivo-Comportamentale


La psicoterapia cognitivo-comportamentale si sviluppa negli anni 60 da due terapeuti di formazione psicoanalitica: Aaron Beck (1967) e Albert Ellis (1989).  È una terapia che nasce direttamente dalla clinica come metodo di cura, in particolare come cura della depressione e dei disturbi d’ansia. La terapia è un trattamento psicoterapeutico strutturato (cioè con obiettivi ben definiti), direttivo (cioè il terapeuta si propone come consigliere esperto) e di breve durata che cerca di promuovere un cambiamento positivo nelle persone per alleviarne la sofferenza emotiva.

Secondo questo approccio terapeutico la sofferenza emotiva è data dalla relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. 

Si evidenzia come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di pensieri disfunzionali e da errori di pensiero che si mantengono nel tempo e che non permettono il raggiungimento dei propri obiettivi.

Ciò che permette quindi di spiegare le reazioni emotive negative e i comportamenti disfunzionali (e quindi i disturbi) è il modo di interpretare gli eventi sulla base delle credenze e dei processi cognitivi della persona.

Quindi la terapia cognitivo-comportamentale che viene proposta aiuta ad individuare:

-Specifici pensieri “negativi” ricorrenti;

-Distorsioni/errori di pensiero che si ripetono;

-Gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà concomitanti alle forti e persistenti emozioni problematiche vissute dalla persona.

La psicoterapia aiuterà a ristrutturare-modificare questi pensieri, errori e schemi in modo così da correggerli, arricchirli ed integrarli con altri pensieri più realistici e funzionali al proprio benessere.

Esempio:

se un ragazzo prima di un esame penserà “non ce  la farò” oppure “sarò sicuramente bocciato”, entrerà con buona probabilità in uno stato d’ansia o di panico dettato dal pericolo più o meno reale d’esser bocciato e che peggiorerà sicuramente la sua performance durante l’esame confermando così i suoi pensieri iniziali. Se invece modificasse i suoi pensieri con altri come ad esempio “cercherò di fare del mio meglio” “non è detto che sarò sicuramente bocciato” valutando che effettivamente non ci sono prove a favore di una sua eventuale bocciatura o fallimento, molto probabilmente la reazione emotiva d’ansia diminuirà e sarà così più lucido a livello cognitivo nell’affrontare la prova aumentandone la probabilità di successo.