La VR

La realtà virtuale (VR) è uno strumento che permette una forma specifica di comunicazione (Riva, 1999).

Consiste in un’ interfaccia grafica immersiva, che permette di sperimentare l’esperienza di essere fisicamente presente in un mondo virtuale, interagendo con esso, con sensazioni, emozioni e valutazioni simili alla vita reale.

VR e clinica

Solo recentemente gli ambienti VR sono stati introdotti come strumento terapeutico nel trattamento di disturbi psicologici. 

Vi sono già in letteratura molte evidenze circa l’efficacia di questa tecnologia nel trattare differenti disturbi psicologici. 

(link https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=virtual+reality+phobia):

In particolare è stata posta attenzione al trattamento dei disturbi d’ansia tra i quali l’ansia sociale, fobie specifiche (es. animali, mezzi di trasporto ...), claustrofobie, agorafobie … ma anche per altri tipi di disturbi si è dimostrata valida.

In terapia può considerarsi uno strumento utile in grado di mediare tra lo studio del terapeuta e il mondo reale, soprattutto se si vogliono affrontare situazioni quotidiane (es. esposizioni sociali oppure specifiche come animali, mezzi pubblici … oppure paure come quella di volare, prender gli ascensori …) che generalmente creano alti livelli d’ansia una volta che ci si trova di fronte ad esse.

La VR permette quindi di andare oltre agli ostacoli della terapia cognitiva e comportamentale (CBT) classica, soprattutto a quelli legati all’esposizione, in alcuni casi altrimenti quasi impossibili da attuare se non tramite l’immaginazione (in quelle situazioni “tutto o nulla” in cui l’esposizione graduale non è possibile, ad esempio come recarsi ad un aeroporto e salire su di un aereo, trovare una platea di persone che ci ascolta mentre dobbiamo esporre un discorso …).


Integrazione tra VR e trattamento clinico

Il trattamento psicoterapeutico di matrice prettamente comportamentale dove la VR può andare maggiormente  ad integrarsi per gestire e affrontare meglio i disturbi ansiosi o fobici è quello della Desensibilizzazione Sistematica (DS).

La DS definita come “progressiva esposizione allo stimolo fobico e prevenzione del comportamento compulsivo”,  è la tecnica più consolidata e più utilizzata in ambito di terapia comportamentale.

Sviluppata dallo psichiatra sudafricano Joseph Wolpe (1972), viene utilizzata principalmente per il trattamento delle fobie.

Questa tecnica consiste nell’aiutare la persona ad affrontare gradualmente la situazione o gli stimoli fobici che procurano ansia, partendo da livelli di esposizione a bassa intensità, fino ad incrementare con il procedere del trattamento.

Il principio sulla quale si fonda evidenzia che in una determinata situazione  non si può esperire allo stesso tempo sia uno stato ansioso che rilassato.

Lo scopo è quello di condizionare una risposta antagonista all’ansia, come per esempio il rilassamento muscolare, in presenza degli stimoli ansiogeni, diminuendo il legame tra la reazione d’ansia e gli stimoli ansiogeni.

Il trattamento consiste nel compilare una lista di stimoli ansiogeni, da quello che procura maggior ansia fino a quello che ne procura un livello minore.

Una volta fatto questo il terapeuta insegnerà ad affrontare e ad esporsi, in una condizione di rilassamento, prima rispetto alle situazioni che procurano un grado minor di ansia, avvicinandosi progressivamente alle situazioni che procurano un livello maggiore di ansia.
Con il progredire della desensibilizzazione il rilassamento si sostituirà alla reazione fobica ansiosa, così da sostituire la risposta compulsiva e/o di evitamento con  una nuova condizione di rilassamento.