Criteri di definizione secondo il DSM-5
A) Paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nella quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali (es. avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (es. mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (es. fare u discorso).
B) L’individuo teme che agirà in modo tale o manifesterà sintomi di ansia che saranno valutati negativamente (cioè saranno umilianti o imbarazzanti).
C) Le situazioni sociali temute provocano quasi inevitabilmente paura o ansia.
D) Le situazioni sociali temute sono evitate oppure sopportate con paura o ansia intense.
E) La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e al contesto socioculturale.
F) La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente 6 mesi o più.
G) La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
H) La paura, l’ansia o l’evitamento non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o un’altra condizione medica.
I) La paura, l’ansia o l’evitamento non sono meglio spiegati dai sintomi di un altro disturbo mentale, come disturbo di panico, disturbo di dismorfismo corporeo o disturbo dello spettro dell’autismo.
J) Se è presente un’altra condizione medica la paura, l’ansia o l’evitamento sono chiaramente non correlati oppure eccessivi.
Prevalenza
La stima di prevalenza a 12 mesi del disturbo d’ansia sociale negli Stati Uniti è di circa il 7%, mentre stime più basse sono osservate nella maggior parte del mondo.
In generale si registrano tassi maggiori di disturbo d’ansia sociale nelle femmine rispetto ai maschi della popolazione generale.
Efficacia
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) ha dimostrato la sua efficacia con numerose ricerche e studi evidence-based pubblicati a livello internazionale in questo contesto, aiutando così gli individui sofferenti di questo disturbo ad accettare un maggior rischio di far brutta figura.
Terapia
Le fasi della terapia si possono così riassumere:
1) Assessment: raccolta delle informazioni utili alla comprensione del disagio;
2) Costruzione Relazione Terapeutica:
- Condivisione dello schema;
- Psicoeducazione di informazioni utili alla miglior comprensione del disagio;
- Motivazione al trattamento.
3) Ristrutturazione cognitiva: si prendono in considerazione le convinzioni ed i pensieri automatici negativi rispetto alle proprie paure sociali e li si esaminano elaborandoli in modo più realistico e meno catastrofico;
4) Accettazione rischio: si lavora rispetto alla possibilità dell’assunzione del rischio di far brutta figura ma non per questo avere una valutazione catastrofica dell’evento;
5) Esposizione: esposizione graduale alle situazioni sociali temute senza mettere in atto i comportamenti protettivi o di evitamento;
6) Prevenzione Ricadute: prima di terminare il percorso terapeutico è sempre utile affrontare un lavoro rispetto alla propria vulnerabilità rispetto a questo disagio.